Cristina Busi Ferruzzi.

Nel 1970 dopo il matrimonio con Sergio Busi, fondatore del Gruppo, entra nel Gruppo Busi per gestire le pubbliche relazioni e le concessionarie di advertising editoriale. Per nove anni è VicePresidente del Gruppo editoriale L’Espresso, Presidente di Sibeg, azienda di imbottigliamento Coca-Cola in Sicilia e CEO di CCBS, stabilimento d’imbottigliamento Coca-Cola in Albania, la Joint Venture costituita con le partecipazioni di Coca-Cola Company e governo albanese. E’ tra i fondatori di AIIOA, Associazione imprenditori italiani operanti in Albania e di Confindustria Albania della quale detiene la carica di Vice Presidente.

Nata a Bologna negli anni ‘50, come è finita nel sud dell’Europa?
Sergio Busi, il mio primo marito, fondatore del nostro gruppo, aveva dal 1963 lo stabilimento d’imbottigliamento di Coca Cola a Rimini, Sadib, con un franchising che comprendeva tutta la Romagna e metà Marche. All’epoca in Italia, gli imbottigliamenti erano 28, 3 erano della The Coca Cola Company, e gli altri 25 erano imbottigliatori indipendenti, famiglie come la nostra. Nel 1975 la Company ci propose di rilevare la società d’imbottigliamento siciliana, Sibeg; gli altri 24 imbottigliatori fecero tre passi indietro. Mio marito era un po’ perplesso ma lo convinsi ad andare a vedere la Sicilia prima di decidere. Dovevamo fermarci solo un giorno, fu il colpo di fulmine, ci fermammo 10 giorni, e siamo ancora qui, nella nostra Sicilia! 

Come ha inciso la sua famiglia sulla sua crescita?
Mio marito mi ha sempre considerata sua socia, ha deciso per la comunione dei beni, e mi ha sempre trattata come tale inserendomi operativamente nel lavoro del nostro gruppo, con mille responsabilita’. Ma ha fatto di più; mi ha formata, mi ha fatto crescere, è stato il mio maestro. Si fidava molto del mio intuito; nelle decisioni da prendere sulle quali avevamo idee differenti, ha sempre seguito i miei consigli. 

Dopo un’importante perdita nella sua famiglia ha dovuto guidare un’industria da sola. Indubbiamente non deve essere stato facile. Si sentiva pronta? 
Non mi sentivo assolutamente ancora pronta, per questo salto nel vuoto senza rete, e molto probabilmente non lo ero; avevo 31 anni, mio figlio Luca 10, quando mio marito, causa un terribile incidente d’auto, è venuto a mancare. Ma non c’era scelta; mandare giù le lacrime, indurire il cuore, rimboccarci le maniche, e mettercela tutta per riuscire a mantenere ciò che aveva creato. Lo dovevo a lui, lo dovevo a mio figlio.. 

Quelle che vengono definite “barriere culturali e sociali” sono degli ostacoli che tutt’oggi limitano gran parte delle persone ad affrontare la propria vita. Dal nord Italia alla Sicilia degli anni ’70 e ancora l’Albania degli anni ’90: evidentemente i limiti per lei non esistono. 
Nel nostro gruppo gestivo tutte le società e le attività; partecipazioni editoriali, concessionaria di pubblicità, patrimonio immobiliare e i due imbottigliamenti. Quando la Company mi propose di fare l’imbottigliamento di Coca Cola in Albania, ho colto al volo questa opportunità, come era stato per la Sicilia. Non avevo informazioni, non conoscevo il paese e i primi 10 anni, non dormivo di notte temendo di aver portato la famiglia ad un’investimento “avventuroso”. Oggi, ringrazio la company per avermi dato questa opportunità e siamo fieri e orgogliosi dei nostri investimenti in Albania.

Quando scoppiò la Guerra Civile in Albania fu costretta a scappar via in elicottero ma dopo pochi anni decise di convolare a nozze con il suo attuale marito nella città di Tirana. Che significato ha avuto per lei questo? Era un messaggio per gli albanesi?
Sì, era un messaggio di ringraziamento rivolto a tutti gli albanesi che hanno accolto me, donna, cattolica, tutta la mia famiglia, tutto il mondo nuovo che mi seguiva, con grande e generosa accoglienza, con grande affetto. L’Albania, il paese delle aquile, che mi aveva soprannominata “la rondine d’Albania”, si meritava tutta la mia gratitudine.

I molti imprenditori italiani giunti in questi ultimi anni in Albania hanno trovato un “business climate” ideale. Sappiamo che lei è stata una protagonista assoluta anche in questo 
Nel 1995 mi contatta l’Ambasciatore D’Italia in Albania, il mio caro amico Paolo Foresti, incaricato di realizzare un progetto della Farnesina ,nel 1996 fondo l’AIIOA (associazione imprenditori italiani operanti in Albania). Primo nostro Presidente fu proprio l’Ambasciatore, poi fu presidente l’ing. Luigi Fabbri, di Ancona, primo costruttore italiano arrivato in Albania, io fui il terzo presidente, per due mandati. Inizialmente eravamo circa 15 associati, poi si associarono tutti, piccoli medi grandi, e siamo diventati una voce Economica molto importante. Con il supporto della KPMG, nella persona del Dr. Orazio Vagnozzi, venivamo consultati di ministri e specialmente dal ministro delle finanze. Leggi, riforma fiscale, riforma finanziaria, e non solo, fummo persino consultati per i patti bilaterali Italia-Albania firmati dal ministro Dini ad Ancona nel 1998. Confesso che il mio desiderio era di avere, prima o poi, la nostra Confindustria a Tirana; ce l’abbiamo fatta!

Guardare al futuro non è mai cosa semplice, soprattutto in un momento storico come questo dove la pandemia che ci sta colpendo a livello globale è riuscita a sovvertire completamente i nostri schemi e a tuffarci in un clima di grande incertezza. Quale messaggio si sente di dare soprattutto ai giovani imprenditori?
Il nostro percorso di imprenditori è un alternarsi di momenti buoni e di momenti brutti; il mio consiglio è di non montarsi mai la testa nei momenti buoni e fare come la formica, mettere via per affrontare i momenti brutti, e nei momenti brutti, sdrammatizzare, cantare come la cicale e cercare di scoprire e cogliere al volo le opportunità che ci possono essere anche nei momenti brutti. 

Nella sua storia personale e professionale si colgono intelligenza, passione ed un grande sentimento di rinascita. Ironia e gioia di vivere quanto contano per Cristina Busi?
Ironia e gioia di vivere, fondamentali! Ma anche umorismo e autocritica; nei momenti peggiori della mia vita ho saputo cogliere anche il lato comico di quelle situazioni e, con quattro risate che hanno sdrammatizzato la situazione, nel mio cervello si è accesa la lampadina e ho risolto.

Le lancio una proposta: “La Rubrica di Lady Coca Cola”, a cura di Cristina Busi, uno spazio in cui potrà offrire ai nostri lettori la sua visione del presente e il suo sguardo sul futuro di chi fa impresa.  Accetta?
Bella idea! Ci sto! Ne ho tante da raccontare …………

 

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