Amadeo Giannini, il banchiere visionario.

Ogni avversità, ogni fallimento e ogni dolore portano con sé il seme di un vantaggio equivalente o superiore.
(Napoleon Hill)

Ho lavorato senza pensare a me stesso. Questo [è] il più grande fattore di qualunque successo che ho raggiunto.
(Amadeo Peter “AP” Giannini)

Figlio di immigrati italiani, Amadeo P. Giannini nacque a San Josè, California, nel 1870.
All’età di sette anni vide morire il padre ucciso da un bracciante agricolo, suo dipendente, a causa di un debito di un solo dollaro.

La mamma Virginia, rimasta vedova, si risposò presto con Lorenzo Scatena, impresario agricolo che lo coinvolse subito nella gestione della sua attività. Il ragazzo, all’età di dodici anni studiava economia e intratteneva rapporti con i commercianti amici del patrigno. La sua curiosità lo portò presto ad apprendere le tecniche agricole più innovative e si avvicinò all’analisi delle culture selezionandole per redditività, addirittura riuscì a coinvolgere il patrigno nel prestare somme di denaro agli agricoltori che volevano comprare nuove attrezzature o che erano in difficoltà.

LA VISIONE DI AMADEO GIANNINI

A 22 anni vendette la metà della sua impresa ai suoi dipendenti e sposò Clorinda Cuneo, proprietaria della Columbus Saving and Loan, una banca di S. Francisco, la quale gli offrì un posto dirigenziale.

Ma ben presto il pensiero di Giannini fu chiaro. Questa la ricostruzione di Giorgio Chiarva nel suo libro.

“Il banchiere galantuomo. Amadeo P. Giannini, da emigrante a padrone del mondo”, nella seduta che lo portò alle dimissioni: da direttore della sua prima banca. Due settimane fa è venuto a parlarmi un mio vecchio conoscente che ha un bel campo, molto ben esposto, sulla strada verso San Josè. È venuto per chiedermi dei soldi, perché vuole trasformare il suo campo di ortaggi in un vigneto. La sua famiglia in Italia produce vino da due generazioni, un ottimo vino e lui ha capito che quei terreni potrebbero dargli grandi soddisfazioni, e io ci credo. Mi ha chiesto duemila dollari”.

Non è un grande importo, ma so anche che questa banca non è attrezzata per questo genere di affari. Questa banca ha 187 clienti ai quali abbiamo affidato più dell80% della nostra liquidità. A fronte di ciò abbiamo garanzie pari al 210% dellaffidato. Siamo in una botte di ferro. Il rimanente 20% della liquidità sta aspettando che qualcuno, che deve essere nativo americano da almeno de generazioni, ci chieda un prestito dando in garanzia il doppio di quello che ci chiede. Infatti al mio amico non ho potuto rispondere positivamente. I soldi glieli ho dati io personalmente”.

Io credo, sono fortemente convinto, che le banche, anche questa banca, abbiano una funzione sociale, che siano il traino dello sviluppo della nazione. Le banche devono diventare la forza nella quale la società economica può far conto per iniziare o allargare la propria attività, le banche devono guidare lo sviluppo, perché così facendo si creeranno nuove opportunità, nuovo lavoro per chi oggi ne è senza, e quindi nuovo lavoro anche per le banche. Io non vedo, in questa città e neppure negli altri Stati, nessuna banca che è disponibile a finanziare nuove attività economiche e questo io lo ritengo sbagliato. Sono perfettamente conscio dei rischi a cui si andrà incontro, ma ho graNde fiducia e sono certo che in questo modo la nostra banca potrà avere quella funzione economica e sociale di cui il nostro paese ha bisogno”.

Giannini si dimise è fondò la Bank of Italy nel 1904.

BANK OF ITALY

Il suo sogno era quello di una banca aperta anche agli emigranti che, giunti in California senza arte né parte, non conoscevano la lingua e gli americani di vecchio ceppo protestante li guardavano con diffidenza.

Nei primi del Novecento non era facile ottenere credito dalla banche, soprattutto per gli emigranti. Gli istituti di credito non accordavano crediti inferiori ai 200 dollari e, in caso di bisogno, gli immigrati dovevano rivolgersi agli usurai. Alla Bank of Italy, Giannini, esaminava ogni richiesta, valutandola personalmente e concedeva prestiti a partire da 25 dollari guardando, a garanzia, i calli sulle mani e la faccia del cliente. Inoltre, alla Bank of Italy, mandare i soldi in Italia costava solo il 2% e il cambio era onesto, mentre nelle altre banche costava il 5-6% subendo anche un cambio svantaggioso. Giannini, per agevolare ulteriormente la classe operaia, portò l’orario di chiusura della sua banca alle 22, mentre le altre chiudevano alle 15.

Nellaprile del 1906, i depositi superavano il milione di dollari.

Il 18 aprile del 1906 un tremendo terremoto distrusse San Francisco. Giannini non si dà per vinto e chiede ad un uomo, Giobatta Cepollina, che guida un carro per il trasporto dei rifiuti di accompagnarlo verso la sua banca per recuperare i 2 milioni di dollari depositati e trasferirli sul carro. Per ringraziarlo del favore promette di offrire un posto di lavoro in banca per suo figlio, promessa che poi avrebbe mantenuto. La mattina di martedì 24 aprile 1906, Giannini riaprì i battenti collocando una sede di fortuna nella casa del fratello medico, dove appose uninsegna bruciacchiata della Bank of ltaly. Bene in vista collocò anche un grande cartello che recava la scritta: Prestiti come prima, più di prima.

Dopo due giorni lasciò la sede provvisoria e, accompagnato dal padre, girò nelle zone devastate di San Francisco offrendo prestiti senza interesse in cambio di foglietti firmati da immigrati di ogni nazionalità. Giannini fu lemblema della ricostruzione di San Francisco, trasmetteva ottimismo e ispirava fiducia a coloro che avevano perso tutto. Fu un successo clamoroso. La fama di Giannini cominciò ad entrare nella leggenda.

BANK OF AMERICA

Nel 1928 Amadeo P. Giannini, avvicina Orra Monette, il proprietario di un gruppo bancario di Los Angeles. Gli parla della sua idea di fondere le banche e di costruire un modello nuovo capace di superare i confini regionali e allargarsi in altri Stati americani, un concetto rivoluzionario per il tempo in cui gli istituti finanziari limitavano la loro attività a una città o a una regione. Così facendo avrebbe garantito sostenibilità per tutti; in caso di crisi, come il terremoto o una depressione economica, non avrebbe intaccato lintero sistema creditizio, ma solo una brancadellistituto finanziario. Ne viene fuori un colosso da 400 filiali chiamato Bank of America.

INDUSTRIA CINEMATOGRAFICA

Nel 1921 Giannini finanzia “The kid” un film di un giovane artista di talento talento che non riusciva a trovare finanziatori per quel film ad alto contenuto morale, il suo nome era Charlie Chaplin.

Grazie ad una profonda amicizia che maturò nel tempo con Walter Elias Disney lo aiutò a completareBiancaneve e i sette nani, con un finanziamento di ben 1,7 milioni di dollari. Bank of America seguitò negli anni a venire il rapporto di collaborazione con Disney.

Ma non c’è solo Disney a beneficiare del sostegno economico della banca di Amadeo. Altro forte legame di stima reciproca fu quello con il siciliano Frank Capra, al quale finanziò Accadde una notte”, “È arrivata la felicità” e “L’eterna illusione, in cui il regista denunciava la società americana, fondata sulla competizione, sul disinteresse per laltro e sullarrivismo, una società dominata dalle lobbies finanziarie e dai mass media.

Negli anni la Bank of America finanziò più di 500 film, tra i quali “West Side Story”, “Lawrence d’Arabia”, “La vita è meravigliosa” e “Via col vento”.

GOLDEN GATE DI SAN FRANCISCO

Joseph Strauss, nel 1932, si rivolse a Giannini per farsi finanziare il visionario progetto di costruzione del famoso ponte della Sillicon Valley. L’ingegnere racconta che lunica domanda che il banchiere gli fa durante la loro conversazione è “ma quanto è destinato a durare?. Al sempredi Strauss, Amadeo replica con la solita stretta di mano e investe sei milioni di dollari senza interessi.

La costruzione del ponte inizia nel 1933 e termina nel 1937. (vedi targa commemorativa)

SILICON VALLEY

Grazie ad un finanziamento concesso da Giannini, William Hewlett e David Packard, hanno dato spinta alla creazione di Hewlett-Packard, iniziato con la costruzione di oscilloscopi in un garage. Garage che ha segnato il luogo di nascita della Silicon Valley. (vedi targa commemorativa)

ITALIA

Tramite il figlio Mario, durante il periodo bellico, aiutò gli italiani confinati nei campi di concentramento. Si accordò con Arthur Schlesinger, responsabile del Piano Marshall, affinché la banca partecipasse alla ricostruzione dell’Italia. Anche FIAT ricevette aiuti per riattivare le produzioni dopo la fine della guerra.

IL GRANDE RITORNO

Dopo aver lasciato il lavoro e l’America per andare in Europa è costretto a rientrare perché nel frattempo la dirigenza della Bank of America avevano abbandonato i suoi principi e si erano allineate alle altre banche di investimento. Giannini recuperò il consenso dei soci fondatori e salì nuovamente al comando fino alla sua morte. Fondò la Giannini Foundation Medical Research e quando gli fu dato 1.500.000 di dollari come bonus lo girò interamente alla Columbus

Ho lasciato tutto alle persone giovani. Devi offrire loro autorità e responsabilità se vuoi costruire una grande azienda. Altrimenti, sarai il capo di te stesso e non lascerai nulla alle tue spalle.

Il fallimento succede a chi fa le cose come non dovrebbero essere fatte. E spesso gli errori maggiori sono quelli etici.

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3 comments

  1. Grande italiano di cui andar fieri, sconosciuto dai più per mancanza di sensibilità dai nostri governanti che non hai mai intitolato niente a suo nome.
    Meriterebbe da intitolare piazze, strade o altro a suo nome.
    Luigi

  2. E io che non lo conoscevo neanche. Non che sappia molto di banche e finanza, considerando il denaro la rovina dell’umanità. Non che abbia cambiato idea, visto anche la damnatio memoriae del nome e dell’opera di questo capitalista illuminato, ma almeno credo che tutti dovrebbero conoscere questa storia. Ma la storia la fanno i vincitori, e le sue idee, in un paese inumano e feroce come gli Stati Uniti d’America, non possono essere considerate che “eretiche”.

  3. Quello nella foto è Alfredo Pizzoni.

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